mercoledì 25 marzo 2009

dante allighieri

Amor, che movi tua vertù Amor, che movi' tua vertù da cielo come 'l sol lo splendore, che là s'apprende più lo suo valore dove più nobiltà suo raggio trova; e come el fuga oscuritate e gelo, così, alto segnore, tu cacci la viltate altrui del core, né ira contra te fa lunga prova: da te conven che ciascun ben si mova per lo qual si travaglia il mondo tutto; sanza te è distrutto quanto avemo in potenzia di ben fare, come pintura in tenebrosa parte, che non si può mostrare né dar diletto di color né d'arte. Feremi ne lo cor sempre tua luce, come raggio in la stella, poi che l'anima mia fu fatta ancella de la tua podestà primeramente; onde ha vita un disio che mi conduce con sua dolce favella in rimirar ciascuna cosa bella con più diletto quanto è più piacente. Per questo mio guardar m'è ne la mente una giovane entrata, che m'ha preso, e hagli un foco acceso, com'acqua per chiarezza fiamma accende; perché nel suo venir li raggi tuoi, con li quai mi risplende, saliron tutti su ne gli occhi suoi. Quanto è ne l'esser suo bella, e gentile ne gli atti ed amorosa, tanto lo imaginar, che non si posa, l'adorna ne la mente ov'io la porto; non che da sé medesmo sia sottile a così alta cosa, ma da la tua vertute ha quel ch'elli osa oltre al poder che natura ci ha porto. È sua beltà del tuo valor conforto, in quanto giudicar si puote effetto sovra degno suggetto, in guisa ched è 'l sol segno di foco; lo qual a lui non dà né to' virtute, ma fallo in altro loco ne l'effetto parer di più salute. ' Dunque, segnor di sì gentil natura che questa nobiltate che avven qua giuso e tutt'altra bontate lieva principio de la tua altezza, guarda la vita mia quanto ella è dura, e prendine pietate, ché lo tuo ardor per la costei bieltate mi fa nel core aver troppa gravezza. Falle sentire, Amor, per tua dolcezza, il gran disio ch'i' ho di veder lei; non soffrir che costei per giovanezza mi conduca a morte; ché non s'accorge ancor com'ella piace, né quant'io l'amo forte, né che ne li occhi porta la mia pace. Onor ti sarà grande se m'aiuti, e a me ricco dono, tanto quanto conosco ben ch'io sono là 'v'io non posso difender mia vita: che gli spiriti miei son combattuti da tal ch'io non ragiono, se per tua volontà non han perdono, che possan guari star sanza finita. Ed ancor tua potenzia fia sentita da questa bella donna, che n'è degna; ché par che si convegna di darle d'ogni ben gran compagnia, com'a colei che fu nel mondo nata per aver segnoria sovra la mente d'ogni uom che la guata.

Nessun commento:

Posta un commento